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LE CONTRADDIZIONI DI UN PONTEFICE
CONTRO STORIA DI KAROL WOJTYLA

 


 

Giovanni Paolo II, il papa polacco, è deceduto il 2 aprile 2005 dopo più di un quarto di secolo di pontificato.

Durante le imponenti commemorazioni della sua morte, ogni voce dissenziente è stata soffocata dall’uniformità di consensi che i servili e in gran parte mediocri giornalisti italiani al servizio dei padroni provvedono ad amplificare sui giornali e nelle televisioni di regime.

Al di là dei convincimenti religiosi, è doveroso domandarsi il valore storico e morale di questo pontefice, ma non possiamo certo trovare risposte interrogando esegeti e opinionisti italiani, troppo coinvolti e troppo sensibili alle influenze economiche e politiche del Vaticano.

Per capire chi fu veramente Karol Wojtyla bisognerà  allora rivolgersi nei prossimi mesi ai mass media esteri, soprattutto europei, che non hanno mai nascosto con adulazioni interessate la loro vera opinione sul papa attuale.

Il pontificato di Wojtyla è stato caratterizzato, tra l’altro, da adunate oceaniche di fedeli ripetute decine di volte per la proclamazione di oltre 500 santi e 1350 beati ( a fronte di 296 santi e 1319 beati da parte di 33 papi precedenti), da cronache interminabili sui suoi viaggi apostolici dal carattere fortemente politico  e dal reiterato tentativo di riunificare le varie confessioni cristiane separate da rivalità se non da odi profondi.

Ad un’analisi critica, ben pochi dei progetti del papa sono apparsi coronati da successo tanto che possiamo definire il pontefice uno “sconfitto” dalla storia.  Molta causa delle sue sconfitte risiede nelle contraddizioni del suo operato. Vediamo.

La martellante propaganda mediatica vaticana e italiana, che ha conosciuto l’apogeo durante i fasti celebrativi del Giubileo 2000, ha proposto l’immagine di una chiesa trionfante, di una rivincita del cristianesimo militante.

A pochi anni dal Giubileo, cardinali come J. Ratzinger, E. Antonelli e T. Bertone ammettono che non oltre il 25% degli europei (il 30% degli italiani) frequenta le chiese e si accosta ai sacramenti, le vocazioni sono in calo, i matrimoni civili stanno sostituendo quelli religiosi e i favorevoli a divorzio, aborto ed eutanasia sono la maggioranza mentre ormai nessuno crede più alla resurrezione  finale dei corpi e pochi credono all’inferno e al diavolo (il papa polacco sì ed ha praticato l’esorcismo a lungo).

Wojtyla non è riuscito, nonostante i suoi progetti tradizionalisti, ad arrestare l’incedere della storia né poteva certo farlo offrendo da un lato l’immagine di un cristianesimo conciliante e accondiscendente  e dall’altro avviando battaglie contro le filosofie umaniste laiche, contro la trasformazione della morale, contro i costumi secolarizzati: non si può perseguire da un lato un cristianesimo liberale  e dall’altro la battaglia al preservativo, al diritto di scegliere come morire, alle unioni di fatto, agli omosessuali, agli atei e agnostici che sono l’apice intellettuale dei paesi più evoluti, ai divorziati.

Non si possono invitare i rappresentanti di altre religioni, com’è successo più volte anche ad Assisi, in un’assemblea di pace di pari dignità interconfessionale e poi ribadire ripetutamente, soprattutto agli altri cristiani, come nell’enciclica “Veritatis Splendor” che “fuori dalla Chiesa di Roma non esiste salvezza né verità”: non c’è da meravigliarsi che il patriarca cristiano russo-ortodosso non abbia mai voluto Wojtyla sul suolo russo.

Riguardo il pacifismo di Giovanni Paolo II, sincera è stata la sua rabbia per le ingiustizie del mondo e per le sofferenze e i martiri di interi popoli della terra, eppure egli non ha dato segno alcuno di aver compreso che il mantenimento della pace richiede strategie complesse e che il diritto internazionale può essere garantito più che con le preghiere con la equa distribuzione delle risorse, la quale non può prescindere dalla pianificazione delle nascite, soprattutto nei paesi del terzo mondo, considerato che le ultime stime della popolazione della Terra sono state riviste verso l’alto (9,1 miliardi nel 2050).

Le contraddizioni  tra proclami pacifisti e intransigenza ideologica hanno impedito al Vaticano di Wojtyla di articolare una strategia politica efficace per servire la causa della pace in Palestina, in Asia o in Africa.

D’altra parte, proprio il dogmatismo dottrinario che ha concesso solo ogni tanto aperture alle concezioni non cattoliche della vita (aperture tutte ritrattate poco dopo) ha affossato ogni dialogo con le componenti più libertarie e civili della società moderna le quali riconoscono nel papa polacco più un difensore del tradizionalismo e della dottrina tridentina medioevale che un prosecutore delle riforme moderniste avviate da Giovanni XXIII e continuate da Paolo VI. 

Le encicliche Woityliane come “Veritatis Splendor” e “Fides et Ratio” hanno trovato entusiastica accoglienza solo tra i cattolici integralisti, suscitando invece critica aspra e disistima da parte dei laici e un silenzioso riguardo da parte dei cristiani più modernizzati; queste reazioni possono aver inorgoglito i “combattenti di Cristo” governati da spirito settario ma hanno costituito una sconfitta mortificante per gli scopi ecumenici, laddove cattolicità doveva significare riunificazione di tutti gli uomini della terra nella dottrina di Cristo e sotto la guida di Santa Romana Chiesa.

Anche nei confronti della donna, Giovanni Paolo II, vittima del suo conservatorismo teologico ha dovuto assumere un atteggiamento ambiguo. Le parole del papa quali ad esempio “la donna è un segno della tenerezza di Dio verso il genere umano” sono state più volte riprese per sottolineare la sua benevolenza verso il sesso femminile ma la donna che Wojtyla ha in mente è la madre del Cristo, disponibile alla tenerezza e alla compassione non la donna moderna che si è emancipata, divorzia, usa i contraccettivi, abortisce e pratica anche l’omosessualità.

Con il suo intransigente no  al sacerdozio femminile, alla contraccezione, alla liberazione della donna della condizione di subalternità nella famiglia e nella società, il pontefice ha contraddetto i suoi sentimenti di generosità verso l’altro sesso.

D’altra parte, dato che negli accampamenti dei papa-boys durante le manifestazioni giubilari sono state trovate molte confezioni di preservativi consumate significa che a sconfessare, con l’azione, l’adesione dottrinale alle parole della loro guida suprema sono state proprio le ragazze cattoliche.

In definitiva, che si celebri pure la memoria di Giovanni Paolo II, lo merita in quanto uomo e in quanto papa, grande soprattutto per la mediocrità di chi gli stava intorno, nei templi come nei gabinetti governativi di tutto il mondo, ma sappia il lettore italiano che il giudizio sul pontificato di questo papa non è unanime e non per pregiudizi anti-cristiani o per complotti anticattolici come qualche malato di vittimismo ha farneticato quando il parlamento europeo ha ricusato l'on. Buttiglione  o ha rifiutato di inserire il preambolo delle radici cristiane nella Costituzione Europea.

L’Europa che guarda il futuro vuole semplicemente abbandonare ogni richiamo a passati imbarazzanti, quelli descritti da K.H. Deschner nella “Storia Criminale del Cristianesimo” letto all’estero ma non in Italia dove la verità sembra interessare proprio a pochi, e a dogmatismi di qualsiasi genere.  Senz’altro papa Wojtyla ha fatto parlare di sé e si è conquistato un posto nella storia guidando per oltre 25 anni un miliardo di cristiani ma non potrà essere definito un “grande”, e le prime testimonianze non italiane e non cattoliche lo stanno confermando, dato che di questo titolo si può fregiare solo chi ha contribuito a migliorare in qualunque maniera la condizione degli uomini, di tutti gli uomini del genere umano e non soprattutto quelli appartenenti alla Chiesa di Roma.

Ciò che i telegiornali italiani
non hanno mai ricordato
in occasione delle
commemorazioni
su Karol Wojtyla


Karol Wojtyla è stato responsabile della diffusione dell'AIDS in Africa, dove la pubblicizzazione e l'uso dei preservativi, ostinatamente condannati dalla chiesa cattolica, avrebbero potuto salvare dalla malattia milioni di persone, fra cui tantissimi bambini. Il boicottaggio cattolico contro l'UNICEF ha inoltre ostacolato una seria politica di controllo delle nascite in un continente disastrato anche a causa della sovrappopolazione.

Karol Wojtyla ha dato copertura al dittatore, torturatore ed assassino cileno Augusto Pinochet, cui ha stretto la mano durante il viaggio nel martoriato paese sudamericano, nelle cui carceri venivano straziati migliaia di oppositori politici. Non una parola per le vittime ma la benedizione per il carnefice e la sua famiglia.

 

Karol Wojtyla ha indossato le vesti della pecora e quelle del lupo a seconda degli interessi dell'organizzazione di cui è stato il sovrano.

La sinistra lo osanna per il suo pacifismo in Iraq, ma dimentica che egli sostenne e giustificò le guerre che hanno insanguinato la ex Jugoslavia.

Con la Croazia cattolica, contro musulmani e ortodossi, il papa dell'ecumenismo religioso ha fatto santo Stepinac, il cardinale che a fianco dei fascisti croati si schierò con Hitler, "inviato da Dio" e benedisse le innumerevoli atrocità perpetrate dagli ustascia con la complicità delle truppe di occupazione italiane.

Karol Wojtyla ha protetto e sostenuto il cardinale Pio Laghi, già nunzio apostolico in Argentina ai tempi della dittatura che massacrò 30.000 persone. Laghi benedisse e coprì i torturatori e gli assassini.


Pinochet sembra imbarazzato nel dare la mano al Papa.
Il criminale forse pensa che Wojtyla lo possa rimproverare.
Ma no: nessun problema: Wojtyla stringe sorridendo la mano assassina.

Karol Wojtyla ha "beatificato" il papa criminale Pio IX, che fra l'altro autorizzò il crudele rapimento del bambino ebreo Edgardo Mortara, il piccolo ebreo costretto ad essere educato cattolico e a non vedere più i suoi genitori "perfidi giudei". Pio IX, che secondo Wojtyla è un "esempio di santità", si distinse anche per aver mandato i soldati mercenari a SPARARE SU UOMINI, DONNE E BAMBINI di Perugia, nel 1859, la "citta' ribelle" che voleva separarsi dallo stato pontificio per far parte del regno d'Italia, come poi avvenne a furor di popolo 2 anni dopo.

Karol Wojtyla, un "paladino della vita" che ha mantenuto un atteggiamento ambiguo nei confronti della pena capitale, è stato l'alfiere di una cultura di oppressione. Una cultura che vorrebbe la mortificazione della vita delle donne, condannate a partorire ad ogni costo bambini malformati o destinati alla morte per fame. Una cultura che preferisce una vita di dolore ad una di gioia e salute, una cultura che criminalizza i gay, che trasforma il desiderio e l'amore in colpa, che difende chi non è nato e perseguita i vivi.

Karol Wojtyla ha santificato i preti spagnoli che si schierarono in armi con le truppe del catto-fascista Francisco Franco. Questi santi martiri, per nulla pacifisti, volevano rinverdire i fasti della chiesa di Torquemada e dei Quemaderos, i "forni collettivi" dove gli eretici erano cotti a fuoco lento.


- Ma che bella famigliola cristiana....i miei complimenti! -
- Grazie santità. Mio marito si affatica molto nell'ammazzare
gli oppositori politici tutti i giorni, ma con la Sua apostolica
benedizione saprà trovare nuovo slancio e vigore spirituale. -


- Complimenti caro Pinochet, Lei è riuscito a infondere un po'
di sano timore di Dio a questi cileni comunisti.... -
- Modestamente Santità... abbiamo faticato molto per torturare
e uccidere quei bastardi rossi, ma ora il Cile è abbastanza
sottomesso e devoto. -